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Dolore pelvico cronico non endometriosico - Raccolta anamnestica

Indice articoli

Raccolta anamnestica

In presenza di dolore pelvico cronico vanno considerati i principali fattori di rischio (malattia infiammatoria pelvica, endometriosi, cistite interstiziale, colon irritabile, storia ostetrica, pregressa chirurgia, alterazioni muscolo scheletriche) ed analizzate tutte le possibili condizioni ginecologiche e non ginecologiche associate a tale sintomatologia, come mostra la Tabella 1. Lo studio diagnostico non può inoltre prescindere a volte da una valutazione collegiale di più specialisti. La storia ostetrica va ben indagata. Numerose condizioni della gravidanza e relative al parto possono, infatti, aver compromesso l’apparato muscolo scheletrico e causare dolore pelvico cronico: lordosi lombare esacerbata dalla gravidanza, parto di feto macrosoma, parto prolungato o che ha necessitato di forcipe o ventosa. L’anamnesi ostetrica muta (assenza di gravidanze) può essere dovuta a problemi di infertilità spesso associati a dolore pelvico cronico in caso di endometriosi, malattie infiammatorie pelviche o sindrome aderenziale pelvica. Una pregressa chirurgia in sede addominopelvica va ben indagata poiché può essere causa di dolore pelvico cronico (osteiti secondarie ad interventi di correzione dell’incontinenza urinaria, frammenti di calcoli alla colecisti non asportati, stenosi cervicale).   
Il sintomo dolore deve essere ben studiato valutandone la localizzazione, il tempo e la modalità di comparsa, le condizioni che peggiorano o migliorano il dolore, le caratteristiche specifiche, la durata e la sua relazione con il ciclo mestruale. L’utilizzo di questionari specifici può essere di notevole ausilio al clinico per ottenere precisi dettagli della sintomatologia e per aiutare il paziente a meglio quantificare il sintomo. Il paziente va invitato a identificare correttamente la sede del dolore e a fornire una mappa delle eventuali irradiazioni. Spesso si utilizzano figure del corpo umano e si chiede al paziente di disegnare l’area del corpo interessata dal dolore. La distribuzione spaziale del dolore può aiutare ad identificare se l’origine è non viscerale (esempio distribuzione dei dermatomeri). Il dolore di origine viscerale è invece più difficilmente localizzabile e poco differenziabile se di origine ginecologica, urologica o intestinale. La mancata localizzazione del dolore è spesso associata ad una origine psicogena della malattia.
L’intensità del dolore può essere correttamente indagata mediante scale analogiche che permettono di associare al dolore un numero (da 0 a 10) oppure un giudizio in relazione alle limitazioni nella normale attività giornaliera associate. Tale metodo permette anche di valutare e confrontare l’andamento del dolore nel tempo per esempio in relazione ad una terapia eseguita. La durata del dolore e la sua caratterizzazione temporale in relazione a varie condizioni (ciclo mestruale, minzione, etc) possono aiutare nella diagnosi. Sebbene il dolore con caratteristiche cicliche è spesso di natura ginecologica, non va dimenticato che altre condizioni non ginecologiche come ad esempio la sindrome del colon irritabile e la cistite interstiziale spesso presentano un peggioramento della sintomatologia algica in fase premestruale. La presenza di dismenorrea grave è maggiormente predittiva di endometriosi rispetto alle sue forme più lievi. La dispareunia può essere associata a endometriosi, disfunzioni del pavimento pelvico, cistite interstiziale (dispareunia profonda) o vulvodinie-vulvovestibuliti (dispareunia superficiale). Domande mirate a conoscere storie pregresse di infezioni sessualmente trasmesse e/o dolore pelvico possono essere indicative di infezione pelvica cronica. Vanno inoltre indagati in maniera puntuale i sintomi urinari (disuria, urgenza minzionale, frequenza, nicturia ed eventuali esiti di pregressi esami colturali in modo da poter eventualmente orientare la diagnosi in ambito urologico. Allo stesso modo l’indagine anamnestica deve contemplare anche la conoscenza dell’alvo della paziente. Va infatti considerato che la sindrome del colon irritabile si associa al dolore pelvico cronico nel 65.79%. la presenza di diarrea e stipsi, distensione addominale, dolore esacerbato dalla peristalsi e la sensazione di incompleta evacuazione dopo aver defecato può suggerire la presenza di sindrome del colon irritabile.  
Un’indagine mirata a valutare alcuni aspetti della sfera psicosociale deve essere sempre considerata a completamento della fase anamnestica. La depressione è associata a maggiore intensità del dolore in donne con dolore pelvico cronico. E’ stata inoltre dimostrata un’associazione tra storia di precedenti abusi sessuali e dolore cronico e quindi è necessario indagare con domande mirate se la donna ha o ha avuto problemi familiari o con il partner richiedendo ove necessario l’intervento di psicologi.

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