È da matti creare una lesione a vita per un chirurgico volo pindarico
Intervista a Dott. Enrico Papaleo
Responsabile di Unità funzionale, dipartimento ‘Scienze della Natalità’ ospedale San Raffaele di Milano.
Abbiamo posto le stesse domande a tre professionisti: queste le risposte del Dott. Enrico Papaleo
Come scegliere tra approccio medico e approccio chirurgico alla malattia?
Ogni approccio invasivo è un approccio sbagliato. Una donna che soffre di endometriosi ed è in ricerca prole deve essere innanzitutto valutata presso centri che non siano solo chirurgici o solo di procreazione medico-assistita (PMA), ma che sappiano gestire tutte e due le problematiche e abbiano la capacità di discriminare tra che cosa è il vero percorso diagnostico terapeutico per la paziente infertile endometriosica.
Il rischio è di entrare solo in un centro di PMA e di fare solo la PMA e quindi di limitare gli approcci chirurgici che potrebbero dare una gravidanza senza necessità di PMA. Il rischio di andare in centri in cui si fa solo la chirurgia è che si vada in una sala operatoria a fare procedure chirurgiche che poi da un punto di vista della cura dell’endometriosi possono avere un certo beneficio, ma da un punto di vista riproduttivo ne danno poco e niente o addirittura possono essere deleteri.
In termini di complicanze credo che la chirurgia per l’endometriosi debba tenere in conto anche degli aspetti riproduttivi della donna. Una esagerata chirurgia demolitiva a livello annessiale ad esempio, comporta a una donna che ha un rischio di andare in menopausa precoce il fatto di non poter avere una gravidanza.
La chirurgia dell’endometriosi a mio avviso deve essere curativa ma conservativa.
Alle pazienti vengono spiegate le complicanze di un intervento? Esiste un limite?
Dipende da chi fa le consulenze. Se, ripeto, viene valutata da personale solo chirurgico che non ha una collaborazione o una familiarità con la PMA, queste complicanze non vengono presentate e ci si focalizza solo sulla cura dell’endometriosi. D’altro canto, qualche volta anche i centri di PMA non sanno dare una buona valutazione a 360° dei possibili benefici della chirurgia al posto della procreazione assistita stessa. Quindi dipende sempre da chi fa il counseling. Chi lavora in entrambi i settori o comunque ha un gruppo di lavoro di cui fanno parte chirurghi ed esperti di PMA sa dare il miglior counseling, altrimenti le informazioni non vengono date in maniera corretta.
Quanto le pazienti sono a conoscenza delle complicanze di un intervento?
Le pazienti che vediamo e che arrivano da chirurgie molto impegnative non erano quasi mai consapevoli delle complicanze a cui potevano andare incontro. In generale ,nel nostro settore nell’ambito riproduttivo arrivano donne operate in maniera anche egregia, ma che poi hanno un altissimo rischio di minima riserva ovarica e non più buona fertilità.
Quali mezzi esistono per fare chiarezza?
Le pazienti dovrebbero sapere che in Italia ci sono centri esperti in tutti e due i settori che collaborano e quindi appoggiarsi lì per poter ricevere un’assistenza personalizzata per la loro situazione. Non si è né pro né contro la chirurgia, né pro né contro la PMA, ogni caso va valutato singolarmente. Una malattia multifattoriale non può essere analizzata solo da uno o dall’altro, dato che che coinvolge lo stato di salute, la qualità della vita, la fertilità. Bisogna vedere entrambe le facce della medaglia senza dimenticarsi che la malattia coinvolge diversi aspetti e per decidere il meglio, la singola donna deve essere sempre vista da un team.
In Italia le strutture che hanno entrambe sono meno di una decina. Di 330 centri che trattano PMA una marea sono centri privati che quindi non collaborano con nessuno, alcuni chirurghi o cliniche ginecologiche hanno la chirurgia e lì finisce. Creare questi team è difficile. Non a caso si parla di centri con ottime collaborazioni quando hanno alle spalle un’università e degli ottimi ospedali, pubblici o privati convenzionati, dove la paziente alla fine non è un guadagno né per il centro né per l’ospedale e quindi viene realmente gestita in quanto tale.
Noi abbiamo un sito intranet sul quale la paziente può entrare a vedere come lavora il centro PMA e il gruppo endometriosi e da lì prenotare una visita. La nostra peculiarità è data dal fatto che siamo nello stesso ambulatorio: se non parli le ‘due lingue’, non è possibile comunicare con la paziente. O prendi un interprete, e ti metti in gioco, ammettendo le proprie capacità e i propri limiti.
Dott. Enrico Papaleo
Responsabile di Unità funzionale, specialista in Ostetricia e Ginecologia dipartimento ‘Scienze della Natalità’ ospedale San Raffaele di Milano.